RAVVIVARE IL CUORE

RAVVIVARE IL CUORE

La prima volta che sei venuto al Signore è stato solo perché volevi qualcosa da Lui? Ti sei rivolto a Dio per disfarti del vizio della droga, affinché il tuo matrimonio venisse ristorato, per essere liberato da problemi economici?

La verità è che Cristo opererà miracoli per te. Egli farà l’impossibile nella tua vita. Ma se vai a Lui sol per ricevere qualcosa da Lui, solo per essere liberato dai tuoi problemi, non crescerai di un centimetro in maturità. Anzi, ciò t’indurirà.

Ripensa al tempo della tua conversione. Avvenne dopo che qualche locusta si era mangiato tutto? La tua salute era debilitata? Uno dei tuoi figli era nei guai? Eri finito nella devastazione, la morte e la rovina aleggiavano su te?

Ti prego, non mi fraintendere. Certo, Dio ama salvare le persone che si trovano in rovina. Quando tutto è perduto, Egli è sempre vicino e fedele da liberare. Ma, amato, non puoi andare a Gesù solo per ottenere sollievo. Devi andare a Lui perché Egli è Dio e perché Lui merita la tua vita, la tua adorazione e la tua obbedienza.

In questo momento forse stai dicendo: “Sì, ammetto di aver trascurato la Parola di Dio e di essere ancora legato da un peccato schiacciante. Mi sono allontanato troppo per ricevere il tocco di guarigione di Dio?”

No, affatto! Se oggi inizierai a invocare il Signore, in mezzo al tuo bisogno, Egli ti donerà tempi di refrigerio. Ogni qualvolta porterai a Lui un cuore davvero pentito, Egli agirà come tuo mediatore e intercessore, non come tuo giudice.

Vuoi crescere nella maturità in Cristo? Vuoi che il Signore continui a riprenderti con amore e guidarti verso la santità? Allora invocalo oggi. Niente ti custodirà sul sentiero da Lui tracciato per te più di un cuore rotto e contrito!

“Poiché così dice l’Alto e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui nome è “Santo”: Io dimoro nel luogo alto e santo e anche con colui che è contrito e umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare lo spirito dei contriti” (Isaia 57:15). by David Wilkerson

UNA NUOVA GRAMMATICA

UNA NUOVA GRAMMATICA

“…Gesù cominciò prima di tutto a dire ai suoi discepoli: Guardatevi dal lievito de’ Farisei…” (Luca 12:1)

Questo è il fariseismo: una religione senza alcuna somiglianza con Cristo. Cerchiamo, se è possibile, di trovare la causa di questa lacuna. Consideriamo Saulo da Tarso, forse il migliore esempio di fariseo, prima della conversione, eppure, dopo, il modello stesso e la migliore esemplificazione della vita cui è chiamato a vivere un credente. “Io son Fariseo, figliuol di Farisei”, diceva di sé stesso e, “secondo la più rigida setta della nostra religione, son vissuto Fariseo”. Non per questo, però, egli fu un ipocrita: nel fariseismo fu oltremodo zelante, coscienzioso e diligente, come fu poi nel cristianesimo. Ora egli è diventato un cristiano. Qual è la differenza sostanziale? Sia prima sia dopo aver conosciuto Cristo egli si rivela zelante, devoto e diligente. Dove muore il fariseo e quando nasce il cristiano? Proprio qui: il centro della vecchia vita era il suo Io: il centro della nuova vita, invece, è Cristo. Se egli parla della vecchia vita, puoi scorgere subito il tono: è il suo Io il grande pilastro che regge ogni cosa. Il fariseismo è una “I” maiuscola, una “I” molto religiosa, un “Io” che trova nella religione ciò che magnifica ed esalta sé stesso. Possiamo ascoltarla nella preghiera, se così si può definire, di quel fariseo: “O Dio, ti ringrazio ch’io non sono come quel pubblicano … Io digiuno due volte la settimana: pago la decima su tutto quel che posseggo”. La consapevolezza che attraversa questo tipo di religione è sempre un losco Io che rivendica un ruolo di protagonista. Tutte le cose e le persone sono misurate da quel medesimo Io. Chi non adora come Io adoro è un eretico, scomunicatelo. Chi non pensa come Io penso è un trasgressore: lapidatelo. Questa è l’essenza del fariseismo. Nel momento in cui Paolo trova Cristo egli acquista una nuova consapevolezza, un nuovo centro, una nuova grammatica, nella quale l’Io diventa la seconda persona singolare, e Tu diventa la prima. Il passo iniziale della sua vita cristiana si risolse in un totale arrendimento a Gesù: “Signore, che debbo fare?”. Il Vangelo, secondo Paolo, non fu concepito in vista della liberazione, ma in funzione della resa. “Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me: e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me”. Da allora in avanti in lui pulsava la consapevolezza di appartenere a Cristo. “Paolo, servo di Cristo Gesù”: è l’espressione che scaturisce dalle sue labbra ogni volta che fa riferimento a sé stesso. Il cristianesimo significò la morte e il seppellimento di Saulo, affinché, da quel momento in poi, Cristo potesse occupare il trono nel suo cuore e fosse glorificato in ogni suo pensiero, parola e azione.
Chiese Cristiane Evangeliche – Assemblee di Dio in Italia